SIGNOR GIUDICE

  

Signor Giudice mi ascolti, oggi è il giorno che finisca

sono stanca di aspettare, sono stanca di ascoltare

mi chiedete “com’è stato?”, poi chiedete “ti è piaciuto?”

ma là sotto c’ero io! non ci voglio più pensare!

 

e mi chiedi com’è stato? com’è stato che ho potuto

sopportare per sei anni le domande e le risposte

com’è stato che son viva e com’è stato che io spero  

che c’è il giusto a questo mondo, che giustizia me la devi

 

Signor Giudice è un piacere di esser presa come un cane,

una mano sulla bocca l’altra svelta nel frugare

nel cercare dov’è il buco da centrare con violenza?

Signor Giudice perdona, cosa credi abbia provato?

 

I giudizi fanno male, non i tuoi ma della gente

di chi pensa che una donna è un bersaglio da colpire

non vestire minigonne, non truccarti per uscire

non tentare quell’istinto ch’è dell’uomo cacciatore

 

C’ero io, la mia paura, quell’odore lo ricordo

lui mi è addosso, quelle mani, dentro e fuori dal mio corpo

quanto tempo? non ricordo non ricordo per davvero

ma è finita per fortuna e me ne voglio liberare

 

Signor Giudice mi ascolti, oggi sono un’altra donna

sono stanca, son delusa, non ho voglia di lottare

non mi chiedere più niente, guarda il fondo dei miei occhi

non ho voglia di parlare, di spiegare le ragioni

 

Signor Giudice, mi ascolti, le parole son finite

i silenzi fan rumore, nel ricordo di quel giorno

Signor Giudice mi ascolti, siamo dentro a un tribunale

son sei anni  che ci provo, sono stanca di aspettare